Impatto pandemico sulla pratica sportiva negli adolescenti

02-04-2021 09:29 -

In tutta Europa calo drammatico dell'attività sportiva e dell'esercizio fisico con il forte aumento del tempo trascorso davanti ad uno schermo, a causa della situazione d'emergenza sanitaria Covid-19 conseguenza dello stop allo sport.

Mercoledì 31 marzo si è tenuto il 2° seminario del Progetto finanziato dalla Comunità Europea «Safe Zone» con due tavole rotonde, cui sono intervenuti in videoconferenza, tecnici, formatori ed esperti nel settore.
Dalla prima, dal titolo “L'impatto della pandemia di Covid-19 sulla pratica sportiva negli adolescenti” sono emersi dati allarmanti: comune è in tutta Europa il calo drammatico dell'attività sportiva e dell'esercizio fisico con il forte aumento del tempo trascorso davanti ad uno schermo. Già prima della pandemia i punti di partenza erano gravi: cattiva alimentazione, alti tassi di sedentarietà, elevati costi statali sulla salute. I dati attuali non sono purtroppo confortanti e dimostrano quanto sia critica la situazione che ci troviamo ad affrontare.
Matthias Marckhoff, psichiatria giovanile dell'ospedale universitario di Muenster ha illustrato che, in un'indagine condotta durante il primo lockdown tra gli adolescenti tedeschi di età compresa tra gli 11 e i 17 anni, risulta che il 45% degli intervistati ha passato più di 8 ore al giorno al computer e il 25% ha completamente fermato l'attività sportiva.
Non è migliore la situazione in Italia dove lo statistico Enzo D'Arcangelo, già professore all'Università di Roma “La Sapienza" attraverso i numeri ha illustrato le pesanti perdite economiche per lo sport professionistico e di base con una drastica riduzione del numero di praticanti sia per le federazioni che per gli enti di promozione sportiva. Ciò ha portato ad un deterioramento anche del benessere mentale: con le attività sportive bloccate, è aumentato il senso di isolamento soprattutto nei giovani adolescenti che stanno pagando i costi più alti. Il disagio sociale, la rabbia, la ribellione, hanno condotto in non pochi casi anche ad episodi di violenza.
Superata la fase critica della pandemia - è opinione comune degli enti sportivi aderenti al progetto - sarà necessaria una ripresa non solo economica ma anche sociale e culturale sulla popolazione e sui gruppi sociali maggiormente a rischio, tra cui bambini, giovani e anziani. Lo sport, insieme alla scuola dovranno essere degli spazi di intervento privilegiati per la ripresa. La sfida sarà quella di creare interventi che abbracceranno anche temi quali l'inclusione, gli obiettivi di sviluppo sostenibile con gli “sport verdi” perché non posiamo pensare che quando tutto sarà finito lo sport italiano ed europeo possano riprendere come se niente fosse successo. Bisognerà fare un grosso sforzo unitario per capire come ridare allo sport le sue sicurezze.
La seconda tavola rotonda dal titolo “Lo sport come strumento chiave per la prevenzione della radicalizzazione giovanile e dell'estremismo violento”, ha posto l'accento su quelle che sono le tematiche progettuali: la prevenzione della radicalizzazione giovanile nello sport, e dell'estremismo violento aumentando la consapevolezza e la capacità di allenatori sportivi ed educatori di affrontare la radicalizzazione e adottando un approccio multi-agenzia al fine di consolidare le reti di cooperazione preventiva.
Zlatan Dežman, Giudice presso il tribunale di Maribor, ha spiegato come le arti marziali possono prevenire la radicalizzazione violenta. Grazie agli oltre 50 anni di esperienza in questo sport, ha esposto in maniera esaustiva come questa sia un'arte di autodifesa, non uno sport aggressivo, come spesso si pensa e può invece contribuire al rafforzamento della persona e alla prevenzione della violenza.
Per il Centro Sportivo Italiano, sono intervenuti il Professor Giuseppe Basso, Coordinatore Area Formazione CSI ed il Professor Renato Marino Formatore CSI illustrando la metodologia di formazione usata in associazione che offre ai giovani un'attività sportiva di qualità, capace di insegnare a riconoscere e gestire i rischi, a fare scelte più sicure e a promuovere un forte senso di comunità condivisa e di responsabilità verso gli altri. È importante infatti proporre attività pratiche diversificate e dal forte contenuto cognitivo.
Il prossimo step progettuale prevede 4 webinar a maggio 2021: incontri formativi dedicati ad educatori/allenatori che permetteranno di approfondire le conoscenze teoriche e pratiche sul tema della prevenzione della radicalizzazione violenta dei giovani.


Fonte: CSI Nazionale