Riforma dello Sport. È tempo di fare ordine e chiarezza

08-10-2020 12:42 -

La sensazione non è delle più gradevoli. Immaginate di essere in un’isoletta in mezzo a un fiume che fino a poco prima scorreva lento e placido. Poi, la situazione si complica e l’acqua sale diventando quasi impetuosa, riducendo lo spazio dell’isoletta. Tanta angoscia perché non sai ciò che ti aspetta, ma presagendo che stia per arrivare il peggio. Mi spiace dover rimarcare ancora che lo sport minore (o forse tutto lo sport) rischia di vivere l’esperienza dell’isoletta nel fiume. Ma perché succede questo? Per alcune ragioni evidenti e decifrabili, e per altre che sinceramente mi sfuggono e che non tenterò ora di analizzare. Ciò che appare è fin troppo palese. Ad esempio, la riforma dello sport, che ha spunti davvero interessanti e che si propone di riordinare un mondo sicuramente bisognoso, rischia di essere un progetto proposto senza il coinvolgimento di chi è del mestiere, di chi vive questa esperienza da anni e ne conosce pregi e difetti, carenze e rimedi. Il mondo dello sport minore, per esempio, che non richiama commenti urlati sulle tv, articoli esasperati ed esasperanti sui giornali, interventi a volte inutilmente provocatori e incompetenti sui social, poichè non crea tanto interesse, rischia di essere snaturato da norme che partono con buoni propositi e possono mettere in difficoltà una realtà fondamentale nella società italiana. Questo è forse l’aspetto decisivo: non c’è stato un lavoro di condivisione e di coinvolgimento effettivo; questa è una scelta poco lungimirante, fatta magari per lavorare meglio e più spediti; ma non ci sono state nemmeno le spiegazioni. Non siamo zavorra inutile e ignorante; siamo un patrimonio di forze buone e positive di cui la società ha bisogno. Se il CSI è stato capace di servire la nostra comunità per 76 anni vuol dire che siamo radicati, che abbiamo fatto una proposta capace di conquistare uno spazio sociale, economico e culturale. Per chi ha la memoria corta o è disattento, ricordo che il CSI ha proposto e concretizzato sport in oratorio, nei quartieri periferici, nelle piazze, nelle scuole, a favore dei diversamente abili, ecc. Presente dove altri non avrebbero nemmeno saputo entrare. Abbiamo portato beneficio allo sport in generale anche come terreno di coltura dei campioni del futuro. Ci sarebbe una lista molto lunga di gente che ha fatto la storia dello sport mondiale partendo dal CSI, ma non è qui il caso di fare nomi.
Torno anche sul tema fondamentale, eppure ignorato, dei corretti stili di vita e sulla necessità inderogabile di permettere ai giovani di fare attività sportiva; così come agli adulti e agli anziani. Il CSI è diventato un punto di riferimento in questo, grazie a fior di dirigenti che possono dare il loro contributo. Al centro, per noi, c’è la persona: le donne e gli uomini. Con lo sport, come da noi inteso, abbiamo risolto problemi socio–economici che nessun altro sapeva affrontare. Personalmente sono convinto che le regole vadano rispettate, ma questo dovrebbe rappresentare un elemento di riflessione per chi queste regole le scrive, passando attraverso una seria assunzione di responsabilità. Se non c’è condivisione, se ognuno procede sulla propria strada con la convinzione di essere il solo a sapere cosa sia o meno giusto, sarà impossibile dare il proprio contributo: c’è il rischio che le regole, una volta approvate, mostrino gravi lacune e, anziché mettere ordine e chiarezza nella gestione di questo immenso bene comune quale è l’attività sportiva, generino confusione tale da rendere davvero difficile promuovere sport. Occorre impedire che si avvii un processo irreversibile di distruzione. Vogliamo arrivare a questo o pensiamo di utilizzare il tempo che ci rimane per parlarci davvero?


Fonte: Vittorio Bosio Presidente CSI Nazionale