Tutto è pronto per riprendere insieme il gioco della vita

01-10-2020 12:50 -

Vorrei oggi mettere in luce il valore delle società sportive in questi tempi terribili. E quel coraggio “consapevole” di riprendere l’attività sportiva ove possibile, con tutta la prudenza necessaria per evitare il ritorno di una pandemia che ci ha duramente colpiti. Nessuna imprudenza, ma solo coraggio inteso come forza interiore che tantissimi dirigenti delle società sportive del Csi hanno dimostrato di avere mettendosi in campo. Riorganizzare lo sport, nei nostri quartieri, nelle città, negli oratori, nei nostri Comuni non è semplice. Occorre lungimiranza, fiducia in sé stessi e nei propri collaboratori, condivisione con le famiglie e con gli enti di riferimento. Se un tempo per tornare in campo si doveva fare fatica, oggi quello sforzo è decuplicato. Fare attività sportiva è infatti fondamentale. Tanto più oggi che è meno visibile e quindi più pericoloso l’impatto negativo sulla gente che avrebbe una eventuale assenza. Per ragioni sociali, sanitarie e culturali ma soprattutto per gli aspetti relazionali e psicologici che non implicano solo i ragazzi e i giovani, ma anche adulti ed anziani. Nessuno si illuda che non esista il disagio invisibile. C’è e fa ancora più male poiché difficile da combattere. Pensando alle nostre società sportive, penso all’Italia. Quella stessa Italia che all’inizio della pandemia era, agli occhi del mondo, una nazione infetta e pericolosa e che invece nei giorni scorsi, è stata indicata dall’Oms come nazione modello, più avanti e affidabile di Paesi che pure a livello organizzativo socio–sanitario sono sempre stati all’avanguardia. Le nostre società sportive, i nostri dirigenti, sono l’espressione concreta, sul campo, delle migliori virtù italiane. Come nostro uso, noi italiani non abbiamo tentato di celare difetti e carenze, né di fronte a noi stessi né di fronte al mondo. Però siamo rimasti coesi e, in linea generale, abbiamo seguito le indicazioni degli esperti scientifici e dei politici responsabili della salute nazionale. Il risultato, per quanto ancora fragile e sempre in bilico, è utile per sperare, guardare al futuro, cercando di ricominciare a correre e a vivere. In molte zone d’Italia si è già partiti con diverse attività sportive, ed alcune di esse hanno dimostrato come si possa operare in assoluta sicurezza anche nel mondo dell’associazionismo sportivo e dello sport di base. Non c’è incoscienza o imprudenza in ciò. Siamo ben consapevoli, dei rischi ancora incombenti. Ma a maggior ragione esprimiamo stima e riconoscenza nei confronti delle nostre società sportive per i sacrifici compiuti pur di riprendere le attività. Nel più spirito di servizio verso i ragazzi, e gli adulti, coscienti che tutto è provvisorio e che per cause di forza maggiore ci potremmo comunque dover fermare di nuovo, ma i sacrifici fatti non risulterebbero vani. Le società sportive Csi esistono nel senso pieno della parola, e, non appena ci saranno le condizioni per fare sport a pieno regime, tutto sarà pronto: le borse da gioco, i palloni, gli impianti, le strutture e l’organizzazione. Tutto è di nuovo pronto per riprendere il gioco della vita. Scrivo queste righe di speranza da Bergamo, la mia città, il capoluogo dove morte e malattia hanno avuto un’incidenza drammatica. Da qui nessuno spazio allo scoraggiamento e ampi segnali di grande volontà nel far ripartire il Csi. Ne sono orgoglioso e felice. Così come lo sono di essere alla guida di un’Associazione che può contare su migliaia di dirigenti così preparati, competenti, generosi e aperti alla vita.

Pubblicato sul giornale Avvenire 1 ottobre 2020


Fonte: Avvenire-Vittorio Bosio Presidente CSI Nazionale